Chi l’ha scelto e perché: La collettiva Riot e Fridays for future Bergamo, per parlare del confederalismo democratico e della guerra in rojava attraverso la figura di una giovane attivista nella quale ci si possa immedesimare
Biografia: Anna Montgomery Campbell, nata nel 1991 e conosciuta anche come Hêlîn Qereçox, è stata un’attivista femminista, anarchica e abolizionista britannica. Venne uccisa da un attacco missilistico dell’esercito turco il 14 marzo 2018 ad Afrin (Rojava), mentre combatteva nell’Unità di difesa delle donne (YPJ). L’YPJ è la brigata femminile dell’Unità di protezione popolare (YPG), la milizia che combatte contro l’Isis e contro l’esercito turco per la liberazione del Rojava e del popolo curdo nella regione della Siria del nord.
Per capire meglio chi era Anna Campbell e per cosa ha lottato dobbiamo introdurre il Confederalismo democratico. Il confederalismo democratico è il sistema democratico adottato in Rojava, una delle quattro parti del Kurdistan, non ufficialmente riconosciuta nè dal governo siriano nè da quello turco che, fin dagli inizi del ‘900, negano sistematicamente i diritti della popolazione curda. L’YPG combattono per difendere proprio il Confederalismo democratico, un modello di autogoverno e di partecipazione dal basso che si basa su quattro pilastri fondamentali: ecologia, femminismo, democrazia partecipativa e anticapitalismo.
Questo modello di organizzazione politica mira a ribaltare completamente il concetto di “stato-nazione” che conosciamo per costruire una società alternativa che utilizzi un sistema economico sostenibile per le persone e per l’ambiente e che si impegni per la parità di tutti i generi e la liberazione delle donne.
Questo è quello per cui ha lottato Anna Campbell: il confederalismo democratico, la liberazione delle donne, la resistenza alla violenza coloniale. Lo ha fatto prima in Inghilterra, partecipando attivamente a proteste studentesche e azioni di vari gruppi tra cui l’Anarchist Black Cross, e poi in Rojava dove è stata uccisa.
Anna Campbell è morta ma rimane un simbolo di lotta e resistenza e soprattutto , come dice un famoso slogan curdo, şehid namirin! Le martiri non muoiono mai.